LE PRINCIPESSE TRISTI
Di Luca Chieregato
Può la principessa indossare una corona di legno? Perché sono tristi? Tutte tristi? La risposta abita nei loro occhi: cosa stanno guardando?
La povertà del legno esalta il dolore della principessa, il suo mistero, le sue assenze. Le principesse tristi vivono l’istante mancato: un dolore che in alcuni casi non è ancora antico, ma appena suscitato nell’anima; in altri sguardi invece il dolore si è mutato in silenzio, resa, tempo infinito che scava nel legno come ogni ferita invisibile. Il legno si fa metafora, dunque, prima ancora che il segno lo tocchi. L’essenza stessa del legno racconta il luogo, l’habitat dove lo sguardo della principessa prende vita. Sono ciglia, lacrime, pupille. Sono cenni che nascono dai nodi, dalle pieghe del legno. E’ come dipingere un dipinto, la tela porta con sé già il segno di ciò che accadrà.
La personale di Alessia Bussini è un incontro di linguaggi, il momento in cui la storia individuale si fa metafora universale: pittura, scenografia, musica e teatro sono le arti che Alessia ha esplorato e ancora sta affrontando nell’opera quotidiana. La lacrima esprime il coraggio di entrare nel buio. Il legno si lascia segnare dalle lacrime, diventa foglio di pioggia concreta, ruvida, ma ancora capace di sciogliersi. Il legno che piange è il momento in cui il dolore diventa altro, si trasforma nel tempo e costruisce laddove non ci aspetteremo che distruzione. Guardare le principesse, scoprire cosa cercano è un modo per avvicinarsi ai dipinti; ascoltare la storia della principessa senza lacrime è un altro modo; assistere – assistere – al rito dell’infiorata è un altro modo; segni universali per entrare nel mondo personale, nelle principesse tristi